Venerdì 27 aprile a Bari, sul Lungomare Imperatore Augusto, il primo open day dell’agricoltura insieme a Coldiretti per vivere un giorno da contadino con un percorso di 1,5 chilometri tra aziende, trattori, agrichef, orti, fattorie didattiche, animali e naturalmente il Villaggio Idee.
Come sempre RuralHack è partner dell’iniziativa Villaggio Coldiretti per portare il suo contributo alla causa #stocoicontadini e al Manifesto nato insieme ai giovani agricoltori dal Villaggio delle Idee affinché la produzione di cibo torni ad essere un’attività che coniuga esigenze ambientali, sostenibilità economica e responsabilità sociali. La prossima tappa di Bari sarà dedicata al tema Agricoltura e tecnologia.
L’AGRICOLTURA 4.0 al Villaggio delle Idee
Il nostro pianeta sta diventando più affollato e affamato. Ogni secondo, la popolazione mondiale cresce di quasi altre 3 persone, ovvero 240.000 persone al giorno. Entro il 2025, la popolazione globale raggiungerà gli 8 miliardi di persone e i 9,6 miliardi entro il 2050. Ciò significa che ci saranno miliardi di bocche da sfamare entro i prossimi 12 anni. Ed entro una generazione, sul nostro pianeta, ci saranno più persone che all’inizio del XX secolo.
Nutrire la crescente popolazione mondiale pone una sfida senza precedenti all’ingegnosità umana. Anche nelle migliori circostanze, soddisfare in modo sostenibile questa enorme richiesta di cibo sarà un compito enorme. Entro il 2050, la produzione alimentare deve aumentare del 70% per tenere il passo.
Per generare abbastanza cibo per soddisfare le crescenti esigenze di una popolazione in aumento, abbiamo bisogno di costruire sistemi di produzione alimentare più sostenibili e di adottare metodi di coltivazione più intelligenti. Fortunatamente, la tecnologia per farlo è disponibile, funziona e bisogna farlo proprio ora!
Raggiungere il livello di produttività agricola necessario per soddisfare la crescente domanda mondiale di cibo, acqua ed energia nel 2050 sarà una grande sfida. Rispondere a questa sfida non è semplice, soprattutto per una serie di vincoli stringenti – l’effetto combinato di tutti quei fattori che l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) ha definito una “gathering storm” (una tempesta in arrivo).
Le principali difficoltà che l’agricoltura globale sta affrontando sono legate a:
- Rallentamento della crescita della produttività
- Disponibilità limitata di nuovi terreni arabili
- Cambiamento climatico
- Prezzo e disponibilità di energia
- Impatto dell’urbanizzazione sull’offerta di manodopera rurale
Alla luce delle suddette sfide per il nostro approvvigionamento alimentare e per l’ambiente, la FAO ha dichiarato l’Intensificazione della produzione agricola sostenibile (o SCPI) come primo obiettivo strategico. L’intensificazione sostenibile vede una maggiore produzione che non richiede uno sfruttamento eccessivo del suolo, riducendo al contempo gli impatti ambientali negativi.
Sono quindi necessari strumenti e tecniche innovative che consentano agli agricoltori di fare proprio questo.
(image by szandri)
Che cosa significa Agricoltura 4.0?
Big data, sensori e droni, strumenti di analisi, “internet dell’agricoltura” e machine learning sono alcune delle tecnologie che plasmano la cosiddetta agricoltura 4.0. Seguendo il modello dell’industria 4.0, l’intero settore agricolo sta sperimentando nuovi modelli di business e innovazioni: l’agricoltura di precisione, la vertical farming, i trattori auto-guidati e così via.
Possiamo dire che le tecnologie più comuni applicate alle pratiche di Precision Farming riguardano:
- I sistemi di posizionamento ad alta precisione (come il GPS) sono la tecnologia chiave per ottenere sempre maggiore accuratezza durante la guida in campo, offrendo capacità di navigazione e posizionamento in tutti i punti del terreno, in qualsiasi momento e in qualsiasi condizione. I sistemi registrano la posizione del campo utilizzando le coordinate geografiche (latitudine e longitudine) e individuano e guidano i veicoli agricoli all’interno di un campo con una precisione millimetrica.
- Sistemi di guida automatizzati: consentono di prendere in carico attività di guida specifiche come sterzatura automatica, overhead turning, seguendo i bordi del campo e la sovrapposizione dei filari. Queste tecnologie riducono l’errore umano e sono la chiave per una gestione efficace del sito:
- I sistemi di guida assistita: mostrano ai conducenti la via da seguire sul campo con l’aiuto di sistemi di navigazione satellitare come il GPS. Ciò consente una guida più accurata ma l’agricoltore deve ancora tenere il volante.
- I sistemi di guida automatizzati: prendono il pieno controllo del volante consentendo al guidatore di togliere le mani da questo durante i percorsi lungo i filari e la capacità di tenere d’occhio la coltivazione, l’irrigazione o altre attrezzature.
- I sistemi di guida intelligenti: forniscono diversi schemi di guida (guidance patterns) in base alla forma del campo e possono essere utilizzati in combinazione con i sistemi di cui sopra.
- Geomapping: utilizzato per produrre mappe che includono il tipo di suolo, i livelli di nutrienti ecc. in strati e assegnare tali informazioni ad una particolare posizione del campo.
- Sensori e telerilevamento: raccolgono dati a distanza per valutare il suolo e la salute delle colture (umidità, nutrienti, compattazione, malattie delle colture). I sensori possono essere montati su macchine mobili.
- Comunicazioni elettroniche integrate tra componenti di un sistema, ad esempio tra trattore e azienda agricola, trattore e rivenditore o bomboletta spray e irroratore.
- Tecnologia a velocità variabile (VRT): capacità di adattare i parametri a una macchina per utilizzare, ad esempio, semi o fertilizzante in base alle esatte variazioni nella crescita delle piante, o dei nutrienti del suolo o della tipologia.
Digiltal & Smart Farming
Gli agricoltori hanno sempre abbracciato il cambiamento senza rinunciare necessariamente in toto alla tradizione. L’utilizzo di queste nuove tecnologie ha migliorato la produttività riducendo l’uso di fertilizzanti e pesticidi. Ora si è giunti alla fase successiva. Per alcuni può risultare sorprendente, ma l’agricoltura sta entrando nell’era digitale.
L’avvento di tecnologie come il GPS ha permesso di guidare con precisione trattori e mietitrebbie e altri sensori satellitari consentono agli agricoltori di mappare il livello di umidità del suolo o il crescere del loro raccolto nel dettaglio. Gli agricoltori hanno sempre capito la loro terra e come gestirla, ma sistemi come questi li hanno aiutati a ottenere il meglio dai loro campi e a ottimizzare la produzione.
La storia però non finisce qui. Mentre il computing power è ormai sbocciato (ora tutti abbiamo uno smartphone che ha la potenza di un supercomputer di qualche decennio fa) così è accaduto per la capacità di raccogliere e analizzare i dati. Questo ha inaugurato l’era dei Big Data, che ha consentito di trovare nuovi modi per utilizzare la grande quantità di informazioni disponibili.
Macchine intelligenti: trasformare i dati in conoscenza
I dati hanno poco valore fino a quando non possono essere trasformati in conoscenza, ma più dati hai, maggiore è la conoscenza che puoi creare e applicare. Proprio come Google ha risolto il problema della ricerca attraverso miliardi di pagine Internet per trovare quelle che vogliamo realmente leggere, così i fornitori agricoli e i produttori di macchinari possono fare lo stesso con i dati sulle condizioni meteorologiche e del suolo.
I fornitori di macchinari hanno ora degli esperti IT che hanno sviluppato metodi per avere dati su clima, suolo, semi e fertilizzanti da utilizzare per gestire le fattorie e i campi in modo molto più efficiente con il semplice tocco di uno schermo.
Un tempo, un agricoltore non aveva altra scelta che percorrere tutti i suoi campi e sperare di raccogliere in tempo i vari problemi di parassiti o malattie per limitare i danni arrecati. Interi campi venivano diserbati, a volte solo per precauzione, il che era dispendioso e costoso. Oggi un contadino può mandare un drone a ispezionare i suoi raccolti e individuare i problemi anche di piccole aree, che possono essere così stroncati sul nascere prima che si diffondano.
I sensori possono anche essere montati su trattori o altre macchine agricole e, combinati con un database di modelli meteorologici, possono essere utilizzati per aiutare gli agricoltori a piantare il seme giusto al momento giusto per garantire un alto rendimento. Altri sensori possono gestire il macchinario stesso per assicurarsi che funzioni in modo efficiente, per comunicare con altri pezzi di kit o persino per ordinare pezzi di ricambio. Anche gli allevatori possono beneficiare della rivoluzione dei Big Data. La mungitura automatica è già molto diffusa. Ora gli agricoltori possono usare sensori che li informano direttamente quando le loro mucche sono pronte per la mungitura o quando stanno per partorire.
L’abilità non solo di raccogliere grandi quantità di dati ma ora di analizzarli per fornire utili e tempestive conoscenze offre un altro strumento chiave per l’agricoltore di oggi. Se l’agricoltura non può nutrire tutta la popolazione in crescita – soprattutto una popolazione che consuma più carne – allora non c’è futuro sostenibile per la società. Gli agricoltori hanno bisogno di tutto l’aiuto che possono ottenere per avere il meglio dalla loro terra, stagione dopo stagione.
Una rivoluzione digitale in divenire
Negli anni ’60 e ’70, la prima green revolution ha visto tecniche basate sulla crescita delle colture di piante per aumentare enormemente la resa di riso e grano in un momento in cui il mondo lottava per sfamare una popolazione pari alla metà di quella odierna. La seconda rivoluzione è ancora in corso. Questa riguarda l’applicazione della nostra conoscenza in rapida espansione della genetica animale e vegetale e della capacità di utilizzarla per migliorare la nostra condizione.
E ora, senza quasi nessun riconoscimento pubblico, arriva la terza di queste rivoluzioni verdi, quella digitale, che consente agli agricoltori di sfruttare al massimo il potenziale offerto dalla combinazione dei dati raccolti sul proprio terreno con quelli raccolti da altri agricoltori o messi a disposizione da altri fornitori di informazioni.
La chiave è la capacità di ottenere il meglio da ogni metro quadrato di terreno, anche da ogni singola pianta.
Questa rivoluzione digitale può considerarsi appena iniziata in Europa e negli Stati Uniti ma, poiché i costi continuano a diminuire, possiamo prevedere che i paesi in via di sviluppo adottino gli stessi cambiamenti prima che sia troppo tardi. Con un gap di rendimento così alto da coprire, la terza rivoluzione verde, che necessita di uscire dai laboratori per entrare in un’ottica open, potrebbe essere proprio ciò di cui il terzo mondo ha bisogno per garantire la sicurezza alimentare.
(imkt.com)
E in Italia?
Sappiamo che mentre si parla di robotica, di intelligenza artificiale e di tante tecnologie abilitanti, le difficoltà incontrate dalla maggior parte delle realtà agricole italiane, legate all’accesso al credito, alla mancanza di know-how e ai margini poco remunerativi offerti dall’attuale filiera agroalimentare, cozzano con la richiesta sempre più forte di eccellenze enogastronomiche locali di cui le stesse sono produttrici, e con i problemi ambientali e di salute causati dall’impoverimento della biodiversità.
È giunto dunque il momento di “addomesticare” le tecnologie e di piegarle ai nostri scopi. È necessario evitare inutili hype che servono solo a riempire le pagine dei giornali e le casse delle multinazionali, è il momento di capire se i nuovi vantaggi competitivi dati dalle tecnologie 4.0 possano essere utilizzati anche dal mondo della piccola agricoltura familiare, motore della bellezza che fa grande il nostro Paese.
L’obiettivo generale dovrebbe essere quello di facilitare l’accesso all’agricoltura di precisione e alle tecnologie d’avanguardia a costi contenuti, in modo che tutti i contadini, veri grandi innovatori, possano pensare un futuro sostenibile, lavorando sempre più sulla qualità per l’agricoltura e il cibo. L’evoluzione non è solo una bella parola, sia essa “agricoltura di precisione” o “agricoltura 4.0”, ma è qualcosa dato dalla conoscenza, vero garante di libertà. La libertà di scegliere cosa è davvero utile a chi produce, cosa è davvero utile alle nostre comunità (rurali e non), cosa è davvero utile per la nostra felicità. E non solo per quella di chi produce e vende tecnologie. Del resto il termine open source fa riferimento all’accesso libero e gratuito al codice sorgente di un sistema informatico, in tal senso il lavoro dei contadini, custodi delle nostre biodiversità, è lo stesso degli hacker: garantire l’accesso a un bene comune, come i semi, proteggendolo dalla privatizzazione.
È giunto quindi il momento di fare dell’agricoltura 4.0 non un vuoto slogan ma la bandiera di un futuro sostenibile.
Ti aspettiamo a Bari dal 27 al 29 aprile!
Fonte: http://www.cema-agri.org