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Il meglio della settimana (17 Giugno 2023)

Vino 4.0: tecnologia, ricerca e sostenibilità per il settore vitivinicolo

Vinificare è, al contempo, un’arte e una scienza.

Il webinar, in programma per il 20 giugno dalle 15.00, sarà l’occasione per raccontare due casi virtuosi in cui l’innovazione è intervenuta a supporto della produzione di un vino che potesse rispettare e raccontare il territorio in cui viene prodotto.

A partire, infatti, dalla presentazione dei Progetti di ricerca dei Gruppi GREASE e VINTES, entrambi Gruppi Operativi finanziati dal Piano di Sviluppo Rurale 2020-2022.

Vino 4.0 intende lanciare una riflessione critica sul ruolo fondamentale della ricerca e sul potenziale delle tecnologie che – nonostante da sole non costituiscano una soluzione sufficiente ed esaustiva per gestire la complessità che caratterizza il settore vitivinicolo – possono fornire un valido strumento per implementare modelli imprenditoriali innovativi e costruire, sul lungo periodo, un sistema produttivo più sostenibile.

Il Dna dell’orzo del futuro

Il dibattito sugli OGM tende a dividere l’opinione pubblica. Quello di cui, però, spesso sfugge ai più è il fatto che l’intervento dell’uomo sulle piante è cominciato con la vita stanziale e con la nascita stessa dell’agricoltura molti millenni fa, ben prima dello sviluppo della biologia molecolare, attraverso l’addomesticamento delle piante selvatiche che altrimenti non avrebbero avuto le caratteristiche adatte per essere coltivate e produrre cibo.

Le mutazioni genetiche sono processi che avvengono anche in natura ma oggi, grazie all’evoluzione delle tecnologie di editing genomico, non abbiamo più bisogno di sperare nella casualità di una mutazione favorevole per ottenere nuove varietà più produttive e interessanti per il mercato.

Il CREA, l’ente governativo italiano impegnato nell’innovazione dell’agroalimentare, sta lavorando – assieme ad importanti partner internazionali – al progetto Best-Crop.

Il progetto scommette sull’innovazione genetica e, nello specifico, nelle modifiche di alcuni geni coinvolti nella fotosintesi e nello sviluppo della pianta così da rendere il cereale più produttivo e sostenibile grazie ad un miglior uso della risorsa idrica.

Nella culla della Dieta Mediterranea, solo il 5% della popolazione segue questo stile di vita

Il termine Dieta Mediterranea deriva dal greco δίαιτα, dìaita e significa «stile di vita».

Esso affonda le origini nella cultura contadina italica e a partire dal concetto di Slow Food fa riferimento all’insieme dei saperi, delle abitudini sociali e delle tradizioni culturali che nel corso dei tempi sono state tramandate dalle popolazioni contadine fino ad arrivare ai giorni nostri.

La scoperta della Dieta mediterranea risale agli anni Cinquanta del Novecento, quando il fisiologo Ancel Keys e sua moglie Margaret Haney, ebbero l’opportunità di visitare il Cilento scoprendo che, in questo territorio, l’incidenza delle malattie cardiovascolari era molto minore che in altre zone del mondo.

Ad oggi però, i dati di La Roadmap del futuro: il dossier firmato da The European House-Ambrosetti, dimostrano che nel Paese che ha dato i natali alla Dieta Mediterranea, solo il 5% della popolazione segue effettivamente questo stile di vita.

Caterina Cirillo
Caterina Cirillo