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Cosa ci dice il Sesto rapporto sui cambiamenti climatici dell’IPCC?

È ormai indubbio che i cambiamenti climatici in corso sono causati in gran parte dall’attività umana. L’uomo ha riscaldato l’atmosfera, l’oceano e il suolo

La portata di questi cambiamenti non ha precedenti in migliaia di anni della storia del pianeta: il mondo non solo si sta riscaldando, ma sta anche vivendo più eventi estremi come ondate di calore, siccità, precipitazioni intense, inondazioni, innalzamento del livello del mare e incendi.

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Il 20 marzo 2023 l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) ha ultimato e reso pubblico il Report di Sintesi, intitolato molto semplicemente Cambiamenti climatici 2023

A causa dell’urgenza e dell’importanza, questa pubblicazione è stata oggetto di discussione sui giornali e sui media di molti Paesi nel mondo. La quantificazione della crisi climatica deriva da osservazioni, modelli climatici, paleo record (dati che riusciamo a ricavare in riferimento a periodi molto lontani nel tempo) e conoscenze geofisiche dei processi. 

Uno studio che coinvolge tutti i Paesi del mondo

L’IPCC nasce nel 1988, negli anni in cui la comunità scientifica internazionale inizia a studiare gli effetti dell’attività umana sul clima e lancia i primi allarmi sulle conseguenze e i rischi dell’aumento della temperatura media del pianeta

Il Rapporto di Sintesi dell’IPCC sintetizza e spiega AR6, che è il Sesto Rapporto sul clima pubblicato dall’IPCC a partire dalla sua nascita.

Nel comunicato stampa diffuso dall’IPCC per l’Italia si è posta l’attenzione sulle realtà che hanno partecipato alla stesura del Sesto rapporto. 

I Governi partecipanti sono infatti 47 (21 da paesi sviluppati, 2 economie in transizione, 22 paesi in via di sviluppo, 2 SIDS – Piccoli Stati insulari in via di sviluppo) e gli autori firmatari sono in tutto 93: 37 provenienti da Paesi in via di sviluppo e 56 da Paesi sviluppati

Un lavoro portato avanti a livello globale, per coinvolgere tutti gli attori in causa, specialmente quei Paesi che, pur avendo contribuito meno al riscaldamento globale, sono destinati a pagarne il prezzo più alto.

A chi è rivolto il Sesto Rapporto sui cambiamenti climatici

Il Report contiene anche un Summary for Policymakers, indirizzato ai governi di tutto il mondo e teso a delineare, in maniera chiara, le raccomandazioni scientifiche sulle quali i governi dovranno basare le proprie scelte politiche nel prossimo decennio.

Essendo questa una questione di primaria importanza oggi, l’IPCC ha voluto renderlo disponibile a tutta la popolazione, per far sì che anche l’opinione pubblica sia consapevole dei rischi incombenti e delle strategie che è possibile adottare.

Non ci sarà un altro rapporto prima del 2030, quando, in caso di inazione e mancata riduzione delle emissioni di gas serra, la soglia di rischio per l’umanità verrà ampiamente superata. Ciò comporta che le indicazioni del Sesto Rapporto saranno fondamentali per le scelte politiche di tutti i Paesi del mondo nei prossimi sette anni.

Com’è fatto il Sesto Rapporto sui cambiamenti climatici

AR6 traccia un quadro dello stato dei cambiamenti climatici a livello globale, regionale e locale e descrive cosa succederà, stando ai dati raccolti, nel prossimo futuro al pianeta, al clima e alle popolazioni umane.

È rivolto ai governi, alla comunità scientifica internazionale e all’opinione pubblica in generale ed è formato da tre volumi, scritti e pubblicati da tre diversi gruppi di lavoro. 

Il primo volume, Le basi fisico-scientifiche, è stato il primo a essere ultimato e pubblicato nell’agosto 2021. Spiega come e perché il clima sta cambiando e contiene osservazioni climatiche, simulazioni e i possibili scenari. 

Il secondo volume, pubblicato a febbraio 2022, si intitola Impatti, adattamento, vulnerabilità e valuta l’impatto dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi e sulla biodiversità e le conseguenze per il benessere delle persone e del pianeta.

Il terzo e ultimo volume, dell’aprile 2022, Mitigazione dei cambiamenti climatici, contiene le linee guida su come ridurre le emissioni e contenere il riscaldamento globale.

Il Report di sintesi, infine, è stato pubblicato a marzo di quest’anno. 

Con un linguaggio meno tecnico e più discorsivo, riassume i contenuti di questi tre volumi e dei tre Rapporti speciali, che sono  Riscaldamento Globale di 1.5 (2018), Climate Change and Land (2019), Oceano e Criosfera in un clima che cambia (2019).  Si tratta di una pubblicazione importante che permette di ricostruire  il quadro d’insieme dello stato attuale delle cose e indica le strade da percorrere per far fronte ai cambiamenti climatici.

Gli ultimi dati confermano i rischi dell’inazione

Le nuove tavole illustrate del Report ci aiutano a capire l’entità della crisi e il modo in cui le generazioni presenti e quelle future avranno a che fare con il surriscaldamento globale.

Oggi, infatti, sappiamo che le conseguenze del riscaldamento climatico modificano velocemente non soltanto gli ecosistemi di acqua e di terra, ma anche il sistema sociale e quello economico, la produzione di cibo, l’assetto delle città per come le conosciamo. 

I cambiamenti climatici e fisici che, secondo la scienza, sono certamente attribuibili all’azione dell’uomo sono l’acidificazione degli oceani e l’aumento del caldo estremo. È invece molto probabile che il ritiro dei ghiacci e l’aumento del livello dei mari siano causati da noi.

In base ai dati raccolti, sappiamo che, in caso di inazione, il numero di decessi e persone a rischio di stress da calore raddoppierà o triplicherà per un innalzamento della temperatura pari a 3°C, rispetto a 1,5°C. 

Le misure di adattamento allo stress termico della popolazione contro le ondate di calore, che si prevede saranno sempre più frequenti, necessitano di molteplici interventi su edifici e spazi urbani

Per quanto riguarda l’Europa, è particolarmente urgente attuare questi interventi nella parte meridionale, dove il rischio è maggiore rispetto alle aree più a nord. Nei prossimi decenni anche la produzione agricola sarà minacciata dalla siccità, un tema cardine del Report, e dalle sempre più frequenti inondazioni

IPCC Tavola1 tradotta Cosa ci dice il Sesto rapporto sui cambiamenti climatici dell’IPCC?

Cosa è cambiato dal Rapporto del 2014 a oggi 

Il Report non contiene nuovi risultati scientifici rispetto ad AR5, pubblicato nel 2014, ma aggiorna significativamente le linee guida in base alle evidenze scientifiche sull’aumento del riscaldamento climatico in corso.

Nel report gli esperti invitano a un’azione più urgente e chiedono a tutti i Paesi di anticipare di un decennio i loro piani per il raggiungimento dello zero netto di emissioni

Si sottolinea, infatti, come sia “più probabile che non” che le temperature globali raggiungano un riscaldamento di 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali (cioè a prima che le emissioni di gas serra come anidride carbonica e metano dovute alle attività umane causassero il riscaldamento del pianeta e i cambiamenti climatici), portando verso il superamento dell’obiettivo fissato dalle Parti alla conferenza sul clima di Parigi del 2015

A Parigi infatti, anche grazie alla pressione dei Paesi più colpiti dalla crisi climatica, si era giunti a un accordo sul clima che fissava il limite per l’aumento delle temperature medie globali a 1,5 °C.

Oggi, però, le emissioni globali di gas serra del 2030, derivanti dai contributi determinati a livello nazionale (nationally determined contributions – NDC), rendono probabile che il riscaldamento supererà il limite di 1,5°C durante il 21° secolo e renderanno più difficile limitare il riscaldamento al di sotto dei 2°C.

Un “manuale di sopravvivenza” per l’umanità

Nonostante la situazione di chiara emergenza,  l’IPCC non cede a toni catastrofici. 

Indica anzi quali sono le strade percorribili e tutte le risorse che abbiamo a disposizione già ora per far fronte a questa situazione.

IPCC Tavolta6 tradotta Cosa ci dice il Sesto rapporto sui cambiamenti climatici dell’IPCC?

Il Rapporto spiega poi, nel modo preciso e pragmatico proprio della scienza, quali sono, al momento attuale, i cambiamenti già in corso inevitabili o irreversibili e quelli che lo diventeranno nei prossimi anni, poiché sappiamo che non si tratta più di “se”, ma di “quando”.

A due mesi di distanza dalla pubblicazione del Sesto Rapporto, infatti, l’Organizzazione meteorologica mondiale (WMO) ha diffuso una nuova stima, ancora più precisa, su quando la temperatura salirà a più di 1,5 °C rispetto all’epoca preindustriale: ci sono 2 possibilità su 3 che accada entro il 2027 e per almeno un anno

Dobbiamo pensare un futuro senza combustibili fossili 

Il 79% della crisi climatica deriva dalle emissioni legate ai combustibili fossili: carbone, petrolio e gas usati per elettricità, trasporti di merci e persone, riscaldamento degli edifici e produzione industriale.

ingorgo affollato occupato sulla strada Cosa ci dice il Sesto rapporto sui cambiamenti climatici dell’IPCC?

Il compito che ci affida il Sesto Rapporto è dunque chiaro: portare le emissioni al loro picco al massimo nel 2025, dimezzarle entro la fine di questo decennio e azzerarle a partire dal 2050.

Sono già disponibili opzioni fattibili, efficaci e a basso costo per l’adattamento ai cambiamenti climatici. Le tecnologie per farlo esistono (eolico, fotovoltaico, batterie al litio) e i loro prezzi sono molto più bassi rispetto ai decenni scorsi. L’IPCC riconosce però che la transizione ecologica è costosa: oggi il mondo dovrebbe triplicare i capitali che investe nella transizione per essere all’altezza della sfida. Ecco perché è fondamentale che finanza, tecnologie e pratiche viaggino insieme sugli stessi binari.

Teniamo conto, inoltre, che ormai abbiamo dati a sufficienza per affermare che l’inazione avrebbe conseguenze molto più gravi.

Il Rapporto di sintesi indica ai decisori politici le prossime mosse da fare in modo chiaro e conciso con gli Headline statements, le dichiarazioni principali riguardo allo stato attuale e le risposte a lungo e breve termine.

Riguardo agli investimenti finanziari, l’IPCC dichiara senza allarmismi che 

“esiste capitale globale sufficiente per colmare le lacune di investimento globali, ma ci sono barriere per reindirizzare il capitale sull’azione climatica. Migliorare i sistemi di innovazione tecnologica è fondamentale per accelerare l’adozione diffusa di tecnologie e pratiche. Rafforzare la cooperazione internazionale è possibile attraverso molteplici canali”. 

Possiamo dire che il Sesto Rapporto non lascia spazio né a facili scetticismi, dal momento che i dati parlano chiaro, né a inutili allarmismi, che rischiano di distogliere l’attenzione dalle soluzioni che abbiamo a disposizione.

La transizione dai combustibili fossili alle rinnovabili è necessaria: ridurrebbe l’inquinamento atmosferico e al contempo le emissioni di gas serra, ma per attuarla servono fondi e cooperazione internazionale. Siamo sulla strada che porta a un aumento della temperatura media globale che può raggiungere i 3,5°C, e questo rappresenta una minaccia per l’umanità intera, senza eccezioni.

Il rapporto dell’IPCC presenta a questo proposito un’ampia varietà di soluzioni, sia all’interno di settori specifici che a livello intersettoriale, con benefici promettenti. Fino al prossimo Rapporto nel 2030, serviranno investimenti nella giusta direzione e una grande cooperazione tra i governi di diversi Paesi, ma prima ancora un’informazione accurata e costante, che traduca i numeri della scienza in un immaginario condiviso.

Redazione
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