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Loss & Damage: fondi e innovazione indispensabili secondo la FAO

Secondo il rapporto 2023 “Loss and damage in agrifood systems – Addressing gaps and challenges” della FAO la riforma dei sistemi agroalimentari dovrà aumentare la resilienza del settore primario ai cambiamenti climatici. Alcuni degli aspetti fondamentali consistono nella formulazione di una definizione ufficiale di Loss & Damage e nell’aumento del supporto finanziario. Diversi stati hanno già promesso un contributo collettivo di quasi 600 milioni di dollari per il fondo. Tra questi l’Italia si è distinta, insieme alla Francia, con un impegno di oltre cento milioni di euro.

L’agricoltura è un settore molto vulnerabile per i Paesi più colpiti dagli effetti dei cambiamenti climatici. E non a caso sono quelli che fanno esplicito riferimento a perdite e danni all’interno dei Nationally Determined Contributions (NDCs), piani nazionali non vincolanti che evidenziano le azioni necessarie per combattere il cambiamento climatico, come ad esempio gli accordi fissati nel 2015 a Parigi per ridurre le emissioni. La maggior parte di questi si trova per lo più in America Latina, Caraibi, Pacifico, Europa, Asia centrorientale.

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Fonte: Estimations from the authors based on the NDCs.

Gli impatti dei cambiamenti climatici sull’agricoltura

In base alle analisi della FAO, dal 2007 al 2022, le perdite agricole hanno costituito il 23% dell’impatto totale dei disastri in tutti settori del mondo. Tra l’altro, secondo il rapporto, più del 65% di queste, causate dalla siccità, erano prevenibili. Un dato che preoccupa gli esperti, soprattutto con riferimento alle popolazioni rurali, per le quali l’agricoltura è sia fonte di sussistenza sia di reddito. Se a questo si aggiungono anche i conflitti e i disordini socio-economici, la popolazione che soffre la fame nel mondo, specie nei Paesi più svantaggiati, supera il 70%. Le precipitazioni inferiori alla media nel Corno d’Africa nell’arco delle ultime cinque stagioni delle piogge costituiscono l’esempio più evidente di perdite e danni causati dalla siccità in agricoltura. Secondo il Gruppo di lavoro regionale sulla sicurezza alimentare e la Nutrizione, guidato dalla FAO e dall’Autorità intergovernativa per lo sviluppo, a giugno dello scorso anno 23.5 milioni di persone hanno affrontato alti livelli di insicurezza alimentare nella regione a causa della siccità.

Perdita e danno

Il concetto di perdita e danno (Loss & Damage), nato nell’ambito dell’Alleanza dei Piccoli Stati Insulari (AOSIS), è una sorta di “assicurazione” originariamente destinata alle piccole isole e ai Paesi a bassa altitudine esposti all’innalzamento del livello del mare, in seguito estesa a un gruppo più ampio di Paesi in via di sviluppo. L’istituzionalizzazione è stata avviata nel 2013 con il Meccanismo Internazionale di Varsavia per le perdite e i danni (WIM) nell’ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC). Il concetto trova spazio anche all’interno dell’articolo 8 dell’Accordo di Parigi che si concentra su tre azioni principali:

1.  Mitigazione, finalizzata alla riduzione delle emissioni che si collocano alla base dei cambiamenti climatici e, quindi, all’evitamento degli impatti;

2.  Adattamento, nonché l’attenuazione degli impatti una volta che si sono manifestati, aumentando la resilienza delle infrastrutture e la consapevolezza della popolazione sui rischi e pericoli legati agli eventi estremi;

3.  Misure per affrontare gli impatti residui (le perdite dopo aver tenuto conto della riduzione del rischio e dell’adattamento) come, ad esempio, l’istituzione di un fondo per imprevisti.

Nel corso della COP27 del 2022 i governi hanno istituito un fondo apposito a sostegno di perdite e danni economici (perdite di reddito e danni a infrastrutture e proprietà) e non (impatti sulla salute, perdita di vite umane, patrimonio culturale e biodiversità). Tuttavia, secondo l’Interngovernmental Panel on Climate Change (IPCC) sono stati raggiunti i limiti all’adattamento (quando le azioni adattive non riescono più a soddisfare i bisogni) che stanno portando a perdite e danni in diverse regioni e settori, agricoltura compresa, dove le soluzioni sono vincolate alla disponibilità di acqua e all’adozione (e all’efficacia) di colture resilienti al clima. Il sesto rapporto dell’IPCC, pubblicato nel 2022, stima che in un futuro sempre più prossimo le regioni globali di coltivazione e allevamento non saranno più climaticamente idonee alla produzione. Nel caso dei piccoli agricoltori e dei pescatori, attori cruciali nei sistemi agroalimentari, la carenza di risorse finanziarie e di competenze tecniche, combinata con l’inadeguatezza delle infrastrutture, possono costituire un ostacolo aggiunto.

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Fonte: unfccc.int

Da dove nasce il rischio?

Il rischio globale emerge dalla combinazione dei rischi climatici con la vulnerabilità e l’esposizione dei sistemi umani (urbani e rurali), degli ecosistemi e della biodiversità. Tale rischio si riduce man mano che lo sviluppo resiliente al riscaldamento globale progredisce, tutelando la salute globale presa nel suo insieme (umana, animale ed ecosistemica). Anche qui la FAO si muove come attore principale.

Ne è un esempio l’accordo stipulato con il Ministero dell’Agricoltura del Cile, che ha integrato il modulo di calcolo automatico sviluppato dall’organizzazione all’interno del sistema informativo ministeriale di risposta alle catastrofi calcolando, ad esempio, danni e perdite legati agli incendi boschivi e alle inondazioni nell’arco dell’estate 2023. I dati sono stati utilizzati anche per pianificare l’assistenza di emergenza (trasferimenti di denaro) fornita dal governo ai produttori interessati e per migliorare lo storico dei disastri che hanno colpito il primo settore. Il rischio può essere abbassato anche adattando i sistemi di allerta precoce direttamente ai produttori, come nel caso dei pescatori, sotto forma di monitoraggio meteorologico locale. I pescatori possono così ricevere, tramite smartphone e radio o durante le riunioni della comunità, informazioni salvavita su eventi meteorologici forti.

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Fonte: IPCC

Quali soluzioni?

Gli Stati insulari del Pacifico (SIDs), che stanno affrontando gravi eventi meteorologici come il ciclone Winston nelle Fiji e il ciclone Harold a Vanuatu, sono stati i primi ad attivarsi. Paesi come Kiribati e Samoa stanno testando strategie come l’agroforestazione (ottimizzazione del pascolo, migliorandone l’intensità e la gestione) e la coltivazione di varietà di colture resistenti al sale e alla siccità. Altri, invece, come le Fiji e Tonga, stanno cooperando per favorire pratiche di pesca sostenibili e la conservazione della biodiversità marina. Nel 2022 durante la COP 27 è stata sviluppata una metodologia di Damage and Loss (D&L) per identificare e analizzare l’impatto dei disastri sull’agricoltura. Tuttavia, tale approccio presuppone che i fenomeni estremi siano indipendenti e non cumulativi (le colture annuali non sono colpite negli anni successivi al disastro).

Come si legge all’interno del report 2023 “Loss and damage in agrifood systems”, la FAO sta sviluppando, insieme all’Università di Kassel e all’Istituto di Potsdam per la Ricerca sull’Impatto Climatico, un approccio basato sulla scienza dell’attribuzione, attraverso la quale è possibile collegare specifici fenomeni meteorologici dopo che si sono verificati. 

Nell’ambito di questo progetto, sono stati analizzati casi specifici come le rese di soia in Argentina, del grano in Kazakstan e in Marocco e del mais in Sudafrica. Tuttavia, non tutti gli eventi sono attribuibili e le conseguenze degli impatti degli eventi a insorgenza lenta (ad esempio innalzamento del livello del mare e perdita di biodiversità) non hanno “inizio” o “fine” precisi. Si può dunque notare che non esiste ancora un approccio universale di protezione dagli eventi meteorologici, anche a causa dell’assenza di una definizione ufficiale di perdita e danno. Sebbene ci sia grande fermento per la sperimentazione, le più recenti metodologie presentano diversi limiti, primo tra tutti la centralità del valore economico nella valutazione di perdite e danni.

Finanziamenti: il ruolo delle assicurazioni

La FAO sostiene che gli attuali finanziamenti climatici per i sistemi agroalimentari coprono solo mitigazione (insieme di strategie per evitare gli impatti dei cambiamenti climatici) e all’adattamento (insieme di strategie per attenuare tali impatti una volta che si sono manifestati) con un gap non indifferente rispetto ai finanziamenti richiesti. Tra l’altro, l’assenza di tracciabilità del denaro destinato a perdite e danni non consente di definire l’ammontare delle sovvenzioni necessarie. Attivare un’assicurazione che copra i costi di Loss & Damage senza fare affidamento su interventi pubblici o privati potrebbe aiutare a superare questo limite.

Uno dei vantaggi potrebbe essere la messa in comune dei rischi per promuovere l’equità tra le famiglie rurali. Nel 2022, il Fondo di sviluppo delle Nazioni Unite ha avviato un programma di micro-assicurazione per proteggere le popolazioni più vulnerabili di Vanuatu (donne, bambini, persone con disabilità, agricoltori e pescatori, piccole e medie imprese), fornendo loro fondi di soccorso entro 10-14 giorni dal verificarsi di una calamità naturale. Un altro caso che fa scuola è il programma assicurativo africano (ACRE), che combina l’assicurazione basata sulle condizioni atmosferiche con i fattori di produzione. Ad esempio gli agricoltori che acquistano le sementi di mais in Kenya ricevono una carta da attivare e un codice da inviare all’ACRE non appena iniziano a seminare. Se nei 21 giorni successivi all’acquisto dei semi non c’è abbastanza pioggia, gli agricoltori vengono subito rimborsati e possono quindi acquistarne degli altri senza perdere l’intera stagione. Tuttavia, nel 2022 solo il 45 % delle perdite totali legate alle catastrofi naturali era coperta e l’assicurazione ha evidenti limiti come strumento di gestione del rischio, soprattutto in relazione a eventi che si verificano gradualmente.

Conclusioni

L’assenza di una definizione univoca di perdita e danno a livello dell’UNFCCC ostacola lo sviluppo di strumenti e approcci innovativi per fronteggiare tali fenomeni. È quanto si dichiara nel rapporto 2023 della FAO, secondo cui per ciascun Paese la finanza, così come l’innovazione, sarà cruciale per identificare e affrontare le aree di perdita e danno. La FAO offre un valido supporto in tal senso per adottare misure sia ex ante sia ex post. Per esempio, dal 2016 l’organizzazione ha implementato piani d’azione preventivi – integrati nel suo Quadro Strategico Aziendale FAO 2022-2031 e nella Strategia FAO sul Cambiamento Climatico 2022-2031 – in Paesi come Afganistan, Mongolia e le Filippine, rafforzando i sistemi di allerta precoce e mobilitando risorse umane e finanziarie.

a cura di Alessandra Romano!

Redazione
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