Rassegna Stampa 03 dicembre (notizie della settimana 26 novembre – 02 dicembre 2018)

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Due eventi hanno orientato l’agenda della settimana verde: il Forum Internazionale su Alimentazione e Nutrizione, organizzato dalla Fondazione Barilla a Milano, e il primo World Forum on Urban Forests promosso dalla Fao che si è tenuto a Mantova.

A Milano non si è parlato solo di #alimentazione e di #nutrizione ma anche di #ambiente, di #agricoltura, di #comportamenti alimentari e di #salute. #Bio e #sostenibili sono le colture che possono salvare il nostro pianeta ed è la nostra  #DietaMediterranea che può aiutarci a star bene e insieme a far star bene anche l’equilibrio della Terra. Adottando una dieta sana e sostenibile in Europa si potrebbero evitare ogni anno fino a 535 milioni di tonnellate di CO2 e risparmiare fino a 200 miliardi di metri cubi di acqua.

Ed è importante intervenire sulle abitudini alimentari anche Italia se è vero che il 36,8% dei bambini e dei giovani in età compresa fra i cinque e i diciannove anni è in sovrappeso; un dato che negli adulti sale al 58% con effetti negativi sulla salute, rischi di diabete e problemi cardiovascolari. Dimmi cosa mangi e ti dirò il tuo destino è il messaggio lanciato da Daily bread, il progetto del fotografo statunitense Gregg Segal, vincitore del Food Media Award 2018, messo in palio dal Barilla Center for Food & Nutrition insieme alla Thomson Reuters Foundation. Una straordinaria serie di scatti dove l’autore ha rappresentato ragazzi di tutto il mondo ai quali ha chiesto di tenere un diario di quel che mangiano in una settimana e poi li ha ritratti, distesi a terra, con il cibo disposto intorno a loro: tranci di pizza, hot dog, tacos, pasta, patatine, riso, pesce, humus, lenticchie, pomodori, pane, costolette, bacon, pollo, formaggi, frutta, cus cus, caramelle.

In poco più di trent’anni sulla Terra saremo 9,8 miliardi: il 30% in più di quanti siamo oggi. Per sfamarci tutti, dicono gli esperti, bisognerà produrre il 60% di cibo in più. Servono miliardi di nuove proteine, per far crescere il mondo e da dove le prenderemo? C’è chi scommette sulle farine di insetti. E chi sull’hamburger impossibile, che della carne ha la stessa consistenza e lo stesso sapore: soltanto cinque anni fa costava 325mila dollari al pezzo, ora una startup israeliana ha annunciato di essere arrivata a 700 dollari, ed è certa di potere scendere ancora di parecchio entro il 2020. L’aumento degli allevamenti non pare la soluzione migliore. Greenpeace proprio su questo lancia un grido dall’allarme e una richiesta specifica alla Politica agricola comunitaria per evitare che, come succede ora, incentivi le aziende agricole che utilizzano metodi industriali che si dimostrano sempre più insostenibili. Gli ambientalisti di Greenpeace ne fanno una questione di #salutepubblica presentando i dati un rapporto sul costo nascosto della carne. Durante i mesi di giugno e luglio 2018, Greenpeace ha condotto analisi in dieci Paesi europei indicando che la pratica dell’allevamento industriale inquina le nostre acque superficiali. I campioni sono stati analizzati per verificare la presenza di medicinali ad uso veterinario, pesticidi, nutrienti e metalli. Gli antibiotici sono stati trovati in oltre due terzi dei campioni analizzati, e questa presenza costante potrebbe contribuire alla diffusione di batteri resistenti agli antibiotici.

Dal World Forum on Urban Forests della Fao arriva un’altra prospettiva interessante che, di nuovo, con un filo rosso lega tra loro più temi: #ambiente, #sviluppodellecittà e #comportamenti delle persone. Da una parte le piante alleate dell’uomo nella difesa della salute e dei territori, nel risanamento delle aree avvelenate da decenni di industria poco controllata, nell’evoluzione verde dell’urbanistica. Dall’altra i boschi delle città non come un semplice insieme di aree ma una vera e propria rete vivente: l’infrastruttura verde delle città merita piani, regolamenti e inventari e deve avere un posto di rilievo nell’ agenda politica e migliorare la qualità della vita urbana. Tanto più che per ogni dollaro pubblico investito nei boschi urbani si genera ricchezza per 2,70 dollari, tra risparmi (minori spese per  energia  e  sanità)  e  aumento dell’appeal di una città  (valore di case e terreni, capacità  di  attrarre  aziende). Lo dice lo United States Forest Service del Dipartimento dell’agricoltura americano (ubi maior…)! Insieme a questo si è parlato delle nuove tecnologie, big data, app, telerilevamento utili per sostenere le foreste, fuori e dentro le città.

Come on! è l’esortazione –titolo del suo ultimo libro- di Ernst Ulrich von Weizsäck er (decano degli ambientalisti tedeschi, fondatore del Wuppertal Institutefor Climate, Environment and Energy e professore all’università di Friburgo). Scritto per diventare un vademecum sulle possibili soluzioni all’attuale crisi ambientale, il rapporto è stato elaborato per dire che non c’è tempo da perdere: abbiamo tecnologie che ci offrono moltissime innovazioni per rendere i comportamenti ecologici anche remunerativi ma abbiamo fatto gravi danni alla Terra, in cinquant’anni, ad esempio, abbiamo dimezzato le foreste. E non ce lo possiamo più permettere!

Infine tre piccole notizie ci aprono uno spiraglio sui cambiamenti in corso. Intanto l’agricoltura sta tornando ad essere un’occasione per molti giovani. Inoltre abbiamo scoperto che per velocizzare i processi di #agricoltura4.0, Confagricoltura ha fatto un accordo con lo Stato ebraico per importare le tecniche più innovative, spingere sulla robotica e favorire i progressi della genomica applicata e della shelf life delle produzioni, la durata cioè degli alimenti. Tra le innovazioni interessanti in riferimento alle esigenze italiane e in particolare all’agricoltura del Mezzogiorno: gli innovativi impianti di irrigazione a goccia, le coltivazioni idroponiche senza suolo, la solarizzazione del terreno, il riutilizzo delle acque reflue anche urbane, la zootecnia.

E per finire il racconto di Todmorden, una cittadina inglese tra Leeds e Manchester, dove ha messo le radici un nuovo modello di #PaesaggioUrbanoCommestibile che attira turisti (e vip) dall’Inghilterra e non solo. E’ una cittadina di quindicimila abitanti dove si passeggia tra aiuole fiorite, tra capolini di cipolle in fiore ed api che vi bottinano sopra e dove si trovano cartelli colorati che raccontano la storia dei quelle piante e dove ci si può chinare su una di queste aiuole e mangiare direttamente i frutti di stagione.

Ecco i link agli articoli: