Flying spArk, società israeliana produttrice di proteine alternative, si unirà al nuovo acceleratore di start-up targato Ikea, “Ikea Bootcamp”. Il lancio di questo Boot Camp è stato un vero successo, più di 1200 domande di aziende provenienti da 86 Paesi diversi, ma tra queste solo 10 start-up sono state selezionate per far parte del centro di sviluppo di prodotti Ikea a Almuhult, in Svezia, a partire dal 18 settembre 2017.
Flying spArk è una società food-tech, incentrata sulla produzione di una polvere di proteine naturali di alta qualità estratte dalle larve di mosche da frutta e destinate al consumo umano come alternativa più sana e sostenibile alle altre proteine animali. L’ingrediente è per l’appunto ricco di proteine, calcio, ferro e potassio e, a differenza della carne, è praticamente inodore e privo di colesterolo.
Eran Gronich, co-fondatore di Flying spArk, si dice entusiasta della collaborazione con il colosso svedese, auspicandosi grazie a ciò, un miglioramento nello sviluppo del prodotto, oltre alla possibilità di lanciarlo nei rivenditori Ikea.
L’idea che sta alla base di “Ikea Bootcamp” è la co-creazione di una migliore qualità della vita quotidiana, il loro motto è proprio “Let’s co-create a better everyday life”, e vogliono provarci riunendo start-up votate alla creatività e all’innovazione, che lavorano per risolvere i “grandi problemi” avendo un impatto positivo sul pianeta, sulle persone sulla società intera. L’elevata richiesta di proteine sostenibili e l’uso di tecnologie innovative, ha portato a un forte sostegno verso il progetto Flying spArk che ha raccolto già 1 milione di dollari, anche grazie all’aiuto del Ministero dell’innovazione tecnologica israeliano.
Sembra evidente ormai che le multinazionali, non del settore, sentano l’esigenza di aprirsi all’industria del food, o meglio, a quei settori che curano un’alimentazione sempre più sostenibile. Questa novità potrebbe toccare anche l’Italia, dal momento che il colosso Ikea ha 21 concessionarie sparse sul territorio tricolore. A questo punto viene da chiedersi se questa singolare unione può davvero sdoganare una forma tanto alternativa di nutrizione. E il nostro Paese sarà pronto ad accogliere una tale novità?