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NANA’E’EL: la “moda agricola”di Ivana Pantaleo

Moda Agricola, il connubio tra moda e agricoltura che rende la moda non solo un modo per  sfoggiare  lo stile e l’ originalità del vestire, ma anche portatrice di un significato più profondo: la sostenibilità.

Oggi si sente tanto parlare di sostenibilità. Sostenibilità vuol dire impegno da parte delle generazioni presenti verso le generazioni future: tutto ciò che realizziamo oggi avrà impatti sulla società di domani.

Un approccio sostenibile dovrebbe essere adottato da qualsiasi impresa indipendentemente dal settore o l’ambito in cui opera.

Qualunque azienda dovrebbe avere come obiettivo la produzione di qualsiasi tipo di prodotto che possa essere riutilizzato e che possa trasformarsi in altro.

L’azienda dovrebbe attingere dagli insegnamenti della natura: il prodotto non deve fermarsi con la fine del suo ciclo vitale, ma deve pote essere rigenerato divenendo qualcosa di nuovo e utile.

La maker e stilista Ivana Pantaleo, laureata in scienze Umanistiche, in occasione di Conversazioni sul Futuro di Lecce ha realizzato un meraviglioso progetto.

La linea sostenibile: NANA’E’EL

La linea della stilista barese NANA’E’EL fa della sostenibilità, la propria essenza vitale.

Il suo obiettivo è realizzare abiti con tessuti naturali e biologici tinti con coloranti ecologici e vegetali secondo tecniche artigianali.

La maker ha realizzato due progetti: Moda Agricola e Clotherapy, “terapia del vestire”.

Ivana pantaleo NANA'E'EL: la "moda agricola"di Ivana Pantaleo

Moda Agricola

Il progetto “moda agricola” prevede il recupero di filiere agro-tessili e lo sviluppo dell’economia circolare tra settore agro-alimentare e moda.

Moda agricola produce tessuti tramite l’allevamento di bachi da seta e senza l’utilizzo di sostanze tossiche.

Propone creazioni con materiali naturali, fibre vegetali e animali cruelty free, tinture sostenibili e vegetali e tutto made in Puglia.

Questo progetto, dunque, prevede il recupero di tradizioni agricole in Puglia, come la coltivazione di lino, canapa, piante tintoree e allevamento dei bachi da seta, per la produzione di tessuti cruelty free e realizzati senza l’utilizzo di sostanze tossiche dalla coltivazione alla tintura del tessuto, riscoprendo il legame diretto tra agricoltura e moda.

Clotherapy

Clotherapy sfrutta attraverso i tessuti le proprietà terapeutiche dei colori, degli aromi, delle pietre, secondo i principi della cromoterapia e dell’aromaterapia.

I tessuti impiegati per la realizzazione degli abiti sono tutti biologici, cioè lavorati senza l’utilizzo di sostanze tossiche, per l’uomo e per l’ambiente. Anche i coloranti utilizzati sono ecologici o del tutto naturali.

Siamo ormai consapevoli di quanto le sostanze tossiche presenti in molti tessuti,nei coloranti e nei trattamenti successivi, possano essere fonte di allergie e di intossicazioni.

Durante un’intervista la maker specifica quali materiali ha utilizzato per la realizzare la prima collezione di “Clotherapy”:

Nella prima collezione  ho utilizzato lino, cotone, canapa e seta prodotti in Italia, ma anche la seta “non violenta”, che non prevede cioè l’uccisione del baco, prodotta in India, in un villaggio che segue i principi di Ghandi, lavorata a mano nel pieno rispetto di chi lavora e della natura circostante, perché anche attraverso la moda vengano veicolati i principi umani. Un altro aspetto sono i colori stessi e il loro utilizzo: seguendo i principi della cromoterapia, ogni colore con la sua specifica vibrazione, può influenzare beneficamente lo stato psicofisico della persona, in questo caso l’abito diventa veicolo di tale proprietà, non solo per chi lo indossa ma anche per chi vede quel colore negli abiti dell’altro.”

moda agr NANA'E'EL: la "moda agricola"di Ivana Pantaleo

La giovane stilista affronta la tematica della sostenibilità attraverso tutta la filiera della moda, partendo da quella che lei definisce ” moda agricola”, ovvero dalla coltivazione e dal rapporto diretto tra la moda e l’agricoltura e anche tra la moda e tra le filiere dell’agro-tessile. Questo perché per innovare davvero bisogna recuperare le tradizioni antiche in una chiave contemporanea e anche tecnologica per riuscire a creare un prodotto che non sia tossico per la salute, per l’ambiente e che non crei rifiuti.

Dalla natura tutto quello che arriva si trasforma in un’altra cosa utile“. Questo è l’assunto su cui si fonda l’intero progetto di Ivana Pantaleo.

Conversazioni sul futuro: Rural Hack partner dell’evento a Lecce 

admin
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