Ci facciamo l’aperitivo in casa e poi consumiamo cibi pronti accompagnati non da pane fresco ma da cracker e affini. “ I consumatori sono disposti a spendere di più pur di salvaguardare il valore del proprio tempo”, ha detto Fabio Del Bravo, responsabile della direzione Servizi per lo sviluppo rurale di Ismea.
E’ una tendenza che fa il paio con la diminuzione della quota di fresco e sfuso (spesa giù del -3,1%) rispetto al confezionato (Lcc, +1,9%), a cui è dedicato sempre più spazio negli scaffali nella Gdo (Grande distribuzione organizzata). Tra i comparti solo carni, ittici e frutta mantengono più della metà dell’offerta in formato sfuso, per le altre filiere il confezionato rappresenta circa i tre quarti dell’offerta.
Viene da chiedersi se sia nato prima l’uovo o la gallina cioè se venga prima l’offerta del supermercato o la scelta del consumatore.
La questione è: quanto siamo in grado di esercitare il nostro potere di scelta orientando la nostra spesa? Perché chi conosce bene il foodsystem (come Christophe Brusset che è stato definito “lo Snowden dell’industria alimentare”) ci invita a esercitare il nostro grande potere di investire i nostri soldi in prodotti di qualità affinché anche l’industria si convinca a darci prodotti di qualità. Perché, dice Brusset, “l’unica cosa che interessa agi industriali e alle grandi catene di supermercati è il vostro denaro, non certo la vostra felicità e la vostra salute”. (Brusset C. Siete pazzi a mangiarlo!, Pickwick, 2015).
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